precedenti giurisprudenziali

7 Ottobre 2021

Dopo una battaglia legale durata 3 anni, finisce con un lieto fine la gravosa vicenda di un giovane imprenditore bresciano, nostro cliente, che nel 2018 si vedeva citare in giudizio dalla curatela fallimentare per presunte responsabilità personali nel dissesto della sua azienda, con richiesta di condanna ad un risarcimento pari a ben 2.000.000,00 di Euro.

Alla base di tale richiesta si sosteneva che tale imprenditore aveva: eroso il capitale sociale; svenduto a prezzo vile partecipazioni societarie della fallita, che in realtà scontavano un valore nettamente superiore; distratto fondi dai conti aziendali. Con nostra costituzione in giudizio si contestavano tali circostanze, segnatamente evidenziando come: a) il capitale sociale risultasse invece presente ed integralmente ripristinato; b) le valutazioni delle partecipazioni sociali formulate dalla curatela fossero inattendibili ed errate, poiché basate sul patrimonio netto risultante da bilanci risalenti nel tempo rispetto al momento della cessione (difatti, a comprova dell’esiguo valore delle stesse – e quindi dell’inesistenza di una “svendita a prezzo vile” – si sottolineava come poco dopo tale vendita, la società di riferimento addirittura falliva a sua volta); c) non fosse stata raggiunta la prova delle distrazioni lamentate; d) in generale, la quantificazione in Euro 2.000.000,00 del danno da risarcire, formulata dalla curatela, fosse arbitraria e del tutto sproporzionata, atteso che l’intiero passivo fallimentare ammontava a circa € 1.500.000,00.

Si insisteva quindi per la nomina di un Consulente Tecnico d’Ufficio, che il Tribunale – aderendo alle nostre contestazioni (come successivamente confermato anche in sentenza) – concedeva, al fine di accertare concretamente il reale ammontare del danno procurato. Già in questa sede l’ausiliario tecnico del Giudice riduceva drasticamente (per più del 50% e quindi oltre un milione di Euro) le somme ascrivibili alla responsabilità del nostro cliente. Nella sede alla precisazione delle conclusioni, poi, in ragione dell’andamento processuale instauratosi, controparte chiedeva spontaneamente la riduzione della domanda in € 100.000,00, che veniva poi confermata in sede di sentenza, con lo storno, quindi, di € 1.900.000,00, ovverosia il 95% di quanto inizialmente preteso con atto di citazione ai danni del ns. cliente. Con la sentenza qui pubblicata si è dunque evitato che questo giovane imprenditore (che come tanti non è riuscito superare, con la sua azienda, i duri tempi di crisi che da anni incombono sul nostro paese) rimanesse a vita schiacciato dal peso di una debitoria esorbitante ed ingiusta, che non avrebbe mai più potuto ripianare; col risultato di essere consegnato ad un’esistenza da “fantasma” e definitivamente compromessa. A lui facciamo i ns. più sentiti auguri di un nuovo inizio sereno e prospero. Il processo è stato seguito internamente con la fattiva e preziosa collaborazione dell’Avv. Raffaele Garofalo, del Prof. Avv. Mauro Satriano, e del dott. Comm. Alessandro Vincenzo (advisor e CTP), del Nostro Studio.

#GriffoandPartners

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